venerdì 30 gennaio 2015

HAUTE COUTURE FASHION recensione Daniele Giordano

Le grandi case di moda indirizzano la donna a scegliere per la stagione in arrivo, gli anni 50/60/70, confondendosi in ampie gonne plissettate, un ritorno al passato con materiali tecnologici presenti. C’e’ di tutto, mini abiti intarsiati con ricami ad un binomio tra un pantalone attillato e stivali in materiale vinile, nominato  panta stivali. Le sorprese non terminano mai, tante soluzioni rivedute e interpretate con eleganza, degna di stile. Questi dettagli confezionati, sono stati presentati al museo Rodin di Parigi, ogni stilista ha esibito il suo trend. Versace, con la sua collezione, ama una linea “disegnata sul corpo della donna” trasparenze di pizzo abbinate alla seta, ondeggiano tra le trasparenze del vedo non vedo, creando un’armonia tra il corpo seducente di chi lo indossa e l’effetto del designer. Schiapparelli, preferisce ritornare al passato, seta stampata drappeggiata, un cappuccio, per coprire e sostituire il casto velo sulla testa. Mani stampate che sorreggono lievemente la chiusura sulla schiena, sembrano stringere una collana è la creazioni di Schiapparelli. Autentici prezzi unici su ordinazione, tanto per chiarire… i pizzi sono tessuti in fili d’oro a 18 karati, mica roba da ridere, oserei parafrasare < Per pochi, ma non per tutti > Le collezioni, di materiali tecnologici sono i protagonisti su quella moquette in tinta rosa, attraversata solo da statuarie indossatrici armoniose nel portamento, proponendo agli sguardi l’involucro più che il corpo, risaltandone la bellezza del capo o l’accessorio indossato. E’ di Mattioli la proposta, un anello in oro rosso raffigurante un serpente, eterno simbolo del male e della provocazione unito al desiderio di seduzione. La maison Medusa, sopprime stampe e ricami, convertendosi all’eros usando tinte e tagli da cesellatori, scoprendo le flessuose parti del corpo di chi lo indossa. La stilista, durante il ricevimento lascia un commento: La cosa più creativa del momento è la tecnologia, tanto vale capirla e usarla. E’ questo il motivo di orientamento, selezionando capi d’abbigliamento e accessori, uniti dalle stravaganti trasparenze e nuovi materiali tanto da perdere la sua fastosità, rimandando in una nuova dimensione la sua leggerezza materiale. E poi ancora il neorealismo espresso da Twin Set, la Mantella di Daks in crepe con ampie maniche, adatta anche di sera, lo stilista Pucci, preferisce gli occhiali a forma arrotondata. Tante le stravaganze e originalità di quest’anno per le signore, tutte tendenze di stile cosmico come vorrebbe la donna di Dior. Un ritorno sulla scena, ritroviamo la Venere Nera, tocca a Naomi Campbell chiudere questo sogno sfila per Atelier La Perla in lingerie, con il suo bustier “vedo nudo” parka di pizzo e pantaloni in organza, fisico mozzafiato, statuario nel suo aspetto ambrato, sfila “cosucce” da 1500 a novemila euro, pezzi unici, le giarrettiere ingemmate che solo l’artigianato può concepire. Qualcuno disse, è un peccato nasconderle, lei rispose: non è vero… è solo per l’intimo…

Parigi (Francia), martedì 28 gennaio 2015



martedì 27 gennaio 2015

SHOAH, PER NON DIMENTICARE commento di Daniele Giordano

Oggi si parla della Shoah, pensare che Jan Karski nel 1943, nessuno volle ascoltarlo. Invano cercò di fare capire la tragedia dell’olocausto! Lui, rappresentativa figura dell’opinione contraria al nazismo, una voce sul destino degli ebrei polacchi, riuscì a penetrare nel ghetto di Varsavia, fu catturato dalla Gestapo e torturato, come solo le “SS” sapeva fare con le loro atrocità per estorcere notizie con metodi sadici e disumani! Riuscì a evade da Belzec… per portare la testimonianza delle efferatezza viste e subite. Torino gli ha dedicato una giornata di studi sui temi della resistenza al nazismo…

Torino (Italia), 27 gennaio 2015

lunedì 26 gennaio 2015

QUANDO IL GUSTO SI ASSOCIA AL CABARET recensione di Daniele Giordano

Ci sono molte definizioni sul significato di un vocabolo. Prendiamo ad esempio la parola "spanciata", ora sviluppiamone il suo significato. Si può dire: Mi sono fatto una “spanciata a cena” come dire una grande abbuffata, intesa mangiando. Oppure questa: Mi sono fatto una “spanciata” a forza di ridere. E così di seguito, perche la nostra lingua è ricca di lemmi, ma poche le persone che le usano. Detto questo, non volevamo farvi scuola d’italiano, era per introdurvi a un venerdì sera in un noto locale. L’abbiamo presa alla larga! Per terminare, entrambe le affermazioni erano esatte e diciamo il perché. Non lontano da Torino, sulla Strada Provinciale che da Orbassano (TO) porta a Pinerolo (TO), dopo alcune rotonde, troviamo Rivalta (TO) e subito dopo la frazione di Zucche, sempre vicinissimo a Torino. Nome buffo, quasi azzeccato per il nostro racconto. E’ proprio a Zucche che inizia quanto detto in precedenza sulla parola (La) Spanciata, un ristorante pizzeria dove i prezzi sono popolari, la cucina casalinga. Guarda caso le due definizioni sono centrate nel segno, in quanto all’interno si esibiscono cabarettisti nostrani, alcuni provenienti da lontano. La serata passata in compagnia di essi, è stata a dir poco… da spanciarsi dalle risate, umoristicamente parlando. Tanto per iniziare, normalmente il tecnico Audio/Luci, è quasi mai menzionato, tranne alla fine qualcuno si ricorda anche di lui! E’ accennato con un’alzata del braccio teso verso di lui, in segno di “eccolo” cosa riduttiva per il competente, ebbene, lo presentiamo noi con i suoi onori! Senza Woncy Fobico… su questa figura, quello che stiamo narrando… non avrebbe avuto esito. Sul palco, un susseguirsi di cabarettisti conosciuti, degni di applausi da parte dei presenti. L’apertura introduttiva spetta al duo Tano & Luca, meglio conosciuti come i C D Rom (padroni di casa), eh…ricordate: …limusiiiiina…per piacere? A seguire, nella sua autorevole (leggasi enorme) corporatura, ecco Claudio Sterpone, in sembianze ecclesiastiche…alcune pensavano di rivedere il prete in Uccelli di Rovo… lui, invece elargiva… a differenza di Padre Ralf, per i viandanti… morali lette dal suo libro “catechizzando” l’unica persona donna che chiedeva il suo aiuto. Intanto lo spettacolo incominciava a prendere la sua forma, scaldandosi come un motore Diesel. Dalle risate, i presenti non riuscivano a stare fermi sulla sedia, altre si piegavano letteralmente in due dalle risate, certune poi anticipava a modo loro le battute… uno spettacolo nello spettacolo. Ed ecco introdursi furtivamente una simpatica figura, recante una grossa busta inscenando: c’è posta per te! Dietro quell'enorme busta… appare un  fisico simpaticamente conosciuto. Lasciato momentaneamente il costume da mimo, appare l’amabile Vito Garofalo, dal viso paciugo, vestito di tutto punto papillon compreso, pronto a leggere la supplica verso l'ex persona amata, confessandole il suo rincrescimento per aver “usato” i suoi CD al tiro al piattello, oltre le cose che non farebbe più al solo scopo di  farla ritornare… da lui… almeno per restituirgli le chiavi dell’appartamento…altro che disappunto! A ogni scenetta, le risate si consumavano a iosa. Pensate, quel pubblico aveva appena finito di fare “palestra mandibolare” mi spiego meglio: terminato di cenare! Un disappunto da parte del cabarettista sul palco appena entrato sull’uso indiscriminato che per abitudine lasciano accesi i loro cellulari, è qui cade l’asino… interruzione dell’episodio divertente, ne innesca fuori copione, uno tra l’artista e la persona in questione. Il cabarettista è l’individuo che da un niente è capace d’inventare sul momento una gag, qualunque sia la situazione. Il viaggio continua, le risate si accumulano. Sul palco entra l’unico in assoluto “cabarettista vegetariano” ci tiene a farlo sapere in giro, poiché deve affrontare la “sfida famigliare” una storia tutta da raccontare, anche tu ascoltandolo ti verrebbe desiderio di cambiare sostanza di piatto, è Manuel Negro, con la sua compostezza ed eleganza continua dicendoti che dopo quell’esperienza è indirizzato al Vegano. Per certuni, capisci e ti è chiara la scena del film interpretata dal compianto Alberto Sordi nel film quando desiderava mangiare alla moda americana, dicendo a voce alta davanti al piatto di spaghetti: maccarone… mo te magno, rimuovendo da una parte il cibo degli States! Poi in un battere di ciglia, la sua trasformazione, quasi dovesse interpretare una scena dell’esorcista… con risultato… diverso, mostrando un cambiamento di total look da truzzo, o buzzurro (italian slang) che dir si voglia, accessori incorporati (catene e lucchetti al collo, camicia sbottonata sino all’ombelico scoperto, ecc.), da non credere ai propri occhi, sempre vestito di tutto punto… cosa non si fa per lo spettacolo. Per il piacere delle giovani e ancor meno giovani… sale sul palco un fisico carismatico, dai lineamenti simili a quello di un tempo che fu… era molto più giovane… ma sempre en calore…già dalla sua giovinezza… impersonato da Marco Turano, è “Banderas” nostrano. Non che fosse cambiato, già d’allora amava desiderosamente impastare farina… e condirle con le sue trovate. C’è poi la visione di quel venditore capace di farti acquistare anche l’acqua del mare, riuscirebbe a vendere frigoriferi agli abitanti dell’Artico Polare. Lui è Wuoz, attore dalle molteplici sembianze, titolare di una non precisata “Vendita Case”, realizza il tuo sogno nel posto più impensato, alla continua ricerca di clienti… più che affiliati…è da vedere. Tra tutti questi passaggi di sketch s’intersecava una telefonata di un non precisato kebap – Pizzeria, ogni tanto arrivava un “arrotolato” sul palco, il tormentone in questione e la voce fuori campo è di Hary. Parlando di telefono è la volta di Roberto Russo, Bob per gli amici… forse anche per i nemici… elargisce un insolito monologo, proprio su una telefonata. In una girandola di risate poteva mai mancare un finale che racchiudesse la serata, dalla quale sembrava non uscirne più. Le ore passavano con disinteresse ovviamente, quando il divertimento incalza e procede a meraviglia non si pensa alle lancette dell’orologio. L’applauso scatta nel momento di accogliere la presenza sul palco dei due zingari più spassosi del momento, quelli che tutti (non) darebbero le chiavi di casa e (non) sarebbero disposti a prendersi cura di loro, adottandoli. Eccoli vestiti come siamo abituati a vederli di consueto: i C D Rom. Chi non ha visto i loro spettacoli, ha perso tanto del cabaret, ma ancor più chi non è mai stato al Ristorante – Pizzeria La Spanciata!   

Torino (Italia), lunedì 26 gennaio 2015


venerdì 23 gennaio 2015

IO, SOLO E SOLTANTO IO recensione Daniele Giordano

Il viaggio inizia partendo dalla sala operatoria, ancor prima pareva di essere in discoteca, non domandatevi un perché! E così che Francesco Giorda ieri sera ha affrontato i suoi affezionati al Teatro della Caduta con il suo “ IO “ spettacolo non solo impetuoso, ma con un leggero humour, sottilmente legato ai fatti quotidiani… di recente divulgazione e su quelli che la gente convive abitualmente. Non c’è d’aggiungere altro se non vedere quest'acclamatissimo soliloquio interattivo con il pubblico, in prima assoluta per l’Italia! Ancora due giorni (22-23-24 gennaio) di questo insolito dialogo tutto increscendo, soprattutto da non perdere!  
Torino (Italia), venerdì 23 gennaio 2015


giovedì 22 gennaio 2015

UNA STRANA COPPIA DECISAMENTE FEMMINILE recensione di Daniele Giordano

Non è una novità, la versione rappresentata al Teatro Giulia di Barolo (TO), ma liberamente portata in scena dalla Compagnia dei Camerli dal titolo “La Strana Coppia” di Neil Simon. La regista Sonia Camerlo, ha voluto cimentarsi proponendola “in versione femminile” e come ben sapete nell’originale, le battute si susseguono effervescenti, il ritmo incalza quadro dopo quadro, del resto la bravura di chi dirige sta proprio in questo, oltre destinare le parti. La Camerlo, discretamente brava nel suo lavoro, ha lasciato un divario tra le attrici, infatti, tra queste c’era chi realmente sosteneva la parte e altre sembrava che portassero “un peso alla Obelix” sulla schiena e quindi veniva fuori il dislivello di uguaglianza tra le battute dette, senza contare quelle causate dal calo momentaneo di memoria, riprese con rapida sagacia. Questo in una compagnia non deve assolutamente emergere, anzi tutto deve essere coordinato da rendere il risultato omogeneo in modo che lo spettatore uscendo non criticasse nulla di ciò che ha visto. Questo è quanto emerso all’uscita. Su questo punto siamo d’accordo anche noi, pur sapendo che gli attori: Grazia Di Paolo (Fiorenza), Roberta Lavarino (Olivia), Rosanna Casieri (Vera), Cristina Cortese (Michi), Stefania Motta (Silvia), Anna Vesco (Renata), Gianni Cavallotti (Jesus), Giancarlo Viani (Manuel), in scena hanno dato il meglio di sé, supponendo che non sia quello dimostrato da alcuni. Leggendo, non si deve pensare a una disapprovazione criticabile teatralmente, ma potrebbe servire da incentivo futuro per non tralasciare nulla durante le prove e ricadere nel medesimo errore! Poteva riuscire uno spettacolo carino, considerato il successo ottenuto nel tempo cinematograficamente e teatralmente, purtroppo non lo è stato, peccato!

Torino (Italia), giovedì 22 gennaio 2015

martedì 20 gennaio 2015

ASYLUM, LUOGO PASSATO O PRESENTE? recensione Daniele Giordano

Parlare di Asylum ai giorni nostri potrebbe sembrare retorica. Chi c’è stato o comunque coinvolto… forse ha vissuto un incubo. Una vecchia struttura popolata da uomini, donne e qualche bambino, qualcuno, alle volte si faceva internare volutamente, mentre altri erano segregati poiché risultati malati, quindi pericolosi per la collettività. Se entrare in quel luogo, l’acceso era facilitato, al contrario dell’uscita. Chi erano realmente i pazienti di Asylum? Dei folli con turbe mentali o semplicemente geni nascosti per chissà quale oscura ragione? Individui dalla mente disturbata forse, qualcuno poteva anche essere pericoloso. Queste persone potrebbero essere state rinchiuse per altre ragione che al momento ignoriamo. Antonio Argus, sulla parola "Asylum" ha voluto creare uno show non facile, trattandosi di mentalismo e dell’angusto luogo quale fosse. Così per un'ora e mezza circa di spettacolo, in prima assoluta per Torino, il palco del Teatro Giulia di Barolo cambia scenario per diventare una parte d’archivio in cui sono racchiuse testimonianze su ciò che si è potuto scoprire di quel luogo e i suoi inquilini. Le molteplici documentazioni, furono raccolte e contrassegnate solo con delle lettere per tenere l’anonimato dei pazienti. Dialogando con la platea, l’autore li trasporta all’interno di quell’ospedale psichiatrico. Ecco cos’era Asylum. Tra quei faldoni, uno solo fu contrassegnato con una doppia lettera. Poteva forse trattarsi di un personaggio dalle sembianze mostruose o semplicemente con una mente superiore, è quello che scopriremo nel corso dell’esibizione del mentalista. Il fascicolo citato è composto di un solo foglio ingiallito dal tempo, poche righe descrivono il soggetto, una diversità alquanto sconcertante rispetto agli altri trovati. Nello spettacolo, Argus crea una mescolanza tra Mentalismo e la Storia del Luogo, facendo diventare lo spettacolo più interessante, mentre la tensione sale e si arma, così pure la sorpresa. Nel corso dello spettacolo le emozioni si susseguono, per chi a già assistito a dimostrazioni sul mentalismo, sa bene che è la lettura della mente esercitato dalla bravura oltre la capacità dell’esecutore sull’individuo o della collettività. Proprio su questo Antonio Argus, deve riuscire a galvanizzare gli spettatori, oltre i soggetti “cavia” chiamati sul palco. Su di essi s’intervallano esperimenti incredibili, fino alla rivelazione conclusiva che lascerà tutti senza fiato. All’entrata è stata donata a tutti una busta con dentro quattro cartoncini, su di essi una parola: Futuro – Inconscio – Pazzia – Follia – è servito per fare un esperimento collettivo, il risultato non poteva essere che impressionante, seguito da un caloroso applauso. Come lo sono stati tutti gli altri. Spettacoli di questo genere lasciano all’individuo un mix in egual misura tra lo scioccato e l’emozione.  Uscendo dal teatro, si sentiva ancora l’eco tra le persone che continuavano a ripetere il solito ritornello: come avrà fatto… non lo sapremo mai…! Ricordate, avevamo accennato di quell’unico incartamento etichettato con una doppia lettera, due A. A. firma autografa dell’artista Antonio Argus, come mai il foglio era tra i fascicoli di Asylum? Per saperlo… beh, bisognava essere tra il pubblico… non sta a noi svelarne il mistero. Pur essendo uno spettacolo carino, sufficiente nell’esporre il genere presentato con una veste diversa a differenza di altri, mentalisti suoi colleghi, è doveroso porsi una domanda: l’artista salendo sul palco riesce a essere carismatico verso il pubblico… da parte nostra ci è difficile pensarlo.

Torino (Italia), martedì 20 gennaio 2015



sabato 17 gennaio 2015

PARLIAMO DI FASHION – ITALIAN STYLE commento di Daniele Giordano

Un’eterna sfida (si fa per dire), quella tra Londra e Italia, per cercare di tenere alto il prestigio dell’eleganza maschile, quello dell’Italian Style sartoriale, per intenderci. Nella città londinese è nota la Savile Row, sede dei più importanti laboratori sartoriali del mondo da Andersen & Sheppard a Geves & Hawkes sino Norton and song, tanto per citarne alcuni. Con l’entrata dell’anno, precisamente da oggi, in previsione alla rassegna Expo 2015 che ci sarà quanto prima, i milanesi, hanno pensato bene di allestire una via sostituendo (momentaneamente) il nome dell'importante via Gesù in via dell’Uomo, meglio definirla “una strada dell’eleganza maschile” realizzando il progetto fashion che si svilupperà nei mesi a venire. Sette magnifici marchi del lusso maschile si disporranno, da Brioni, Kiton, Luciano Barbera, Stefano Ricci, Doriani Chashmere, Zilli e Caruso. Affiancati a questi importanti marchi altri due nomi sartoriali: Mariano Rubinacci e Tindaro De Luca. Quando si crea un progetto, si deve pensare in grande pertanto, alla lista dei nomi ecco aggiungersene altri venerabili artigiani calzaturieri: Barret, Doucal’s, Silvano Lattanzi. Sotto l’ombra del Duomo di Milano, non poteva mancare il nome di Trincati storico dell’eleganza e del napoletano Barba, noto camiciaio del jet set, oltre una biblioteca sulla ricerca del vestire maschile Uman. Tutto questo a disposizione nel quadrilatero della moda, il più signorile e autorevole della città meneghina, meta ideale per un ricercato piacere del Made in Italy.

Milano (Italia), 17 gennaio 2015

giovedì 15 gennaio 2015

STOLPERSTEINE… PER NON DIMENTICARE… recensione di Daniele Giordano

Passeggiando per Torino guardate, dove mettete i piedi non per “defezioni” lasciate a terra da animali, ma dagli imbarbariti padroni, quelle sono sparse in ogni dove, bensì per “Devozione” al ricordo indelebile dei deportati torinesi (ci sarebbe da lastricare tutte le pavimentazioni delle città). Stolpersteine, se volete Pietre d’Inciampo, opera diffusa dell’artista Gunter Demnig, monumento dal basso in ambito europeo, a ricordo delle giornate della memoria, la prima fu posata nel 1994 a Colonia. Ventisette sono le targhe in ottone poste sui cubetti di porfido, oltre a quelle già posizionate in sedici Paesi Europei, collocate nei luoghi dove hanno vissuto queste persone. Con il loro sacrificio si è creata la nostra libertà. Con questa posa di pietre, entriamo nella ricorrenza delle Giornate della Memoria e del 70esimo anno di commemorazione della Liberazione.  


Torino (Italia), giovedì 15 gennaio 2015

mercoledì 14 gennaio 2015

SAI COS’E’: STAND UP? ALLORA E’ BENE VEDERLO commento di Daniele Giordano

Ieri, entrando in un locale torinese mi accoglie, venendomi incontro una signora dai modi garbati chiedendomi se avessi prenotato, alla risposta negativa, m'invita a sedermi in qualsiasi tavolo purchè non ci fosse scritto un nome sopra. Trovo la posizione confacente e occupo il posto. Intanto al Cab 41 (questo è il nome del locale), noto per essere stato uno tra i primi a dare una posizione al Cabaret qui in città (Torino), affluiva la gente in attesa di godersi lo spettacolo. Nel frattempo, un gruppetto di persone, si sedevano vicino e attorno al mio tavolo. Non che la cosa mi desse fastidio anzi, essendo solo poteva anche essere un piacevole momento di aggregazione sociale. Una tra queste, mi domandò se anch’io facessi parte della compagnia o conoscessi la persona che aveva riservato i posti. Naturalmente non conoscendola dissi di no. Immediatamente mi rispose che quel tavolo di certo era fissato da loro, quindi avrei dovuto “cambiare residenza” inutile le mie rimostranze sul dominio del tavolo senza nome. Lasciai il posto con un leggero disappunto! Ed eccomi alla ricerca di un tavolo libero, questa volta col fervore di non soccombere e mi sedetti. Nel frattempo, sopraggiunse una simpaticissima signora presentandosi: il mio nome è Luisa, l’addetta al servizio al tavolo, mi scuso con lei ma è successo una leggera complicazione sulla disposizione dei tavoli, gentilmente la pregherei di spostarsi nuovamente (forse avendo visto il mio trasloco), mi creda per lei sarà l’ultima volta (risposi sorridendo), allora ditelo c’è l’avete con me! Questa volta anziché adirarmi, presi la cosa con ironia. Strano caso, la gentile signora… mi accompagnò personalmente dirigendosi direttamente dove ero seduto in prima battuta. Tutto può succedere. Personalmente ero andato nel locale non per passare la serata da un tavolo all’altro, ma godermi quel cabaret satirico all’americana che inizia a prendere forma, seguito da molte persone, è Stand Up Comedy Show, ed ecco i personaggi saliti sul palco in ordine d’uscita. Incominciando con la simpatica Federica Ferrero, a seguire il bravo Claudio Sterpone, è la volta di Massimo Pica tra una trovata divertente spiega cos’è Stand Up, seguito da Paolo Carenzo. Con charme e aplomb ecco Manuel Negro a lui il compito d’intrattenere il pubblico, per poi lasciare la scena a Elisabetta Gulli, si prosegue con il polemico ma simpatico Sergio Silvestri, mentre a terminare questa piacevole carrellata è la volta di Giancarlo Aiosa. Una serata “vietata ai minori” giacchè le battute vanno oltre al semplice ridere. Senza nulla togliere al normale cabaret è stato uno spettacolo serale divertente.

Torino (Italia), martedì 13 gennaio





lunedì 12 gennaio 2015

CIAK CI GIRANO… UNA PARODIA BEN RIUSCITA recensione di Daniele Giordano

Sembrano usciti da un romanzo di Dumas questi tre moschettieri, Carlotta Iossetti, Andrea Beltramo e Guido Ruffa, che poi erano quattro, infatti, il quarto è Claudio Insegno! Dopo aver girovagato in lungo e largo con questo spettacolo, approdano al Teatro San Paolo in Rivoli (TO) con una parodia dal titolo Ciak ci girano, tutta da vedere. Dicevamo parodia poiché suggerisce alcuni dei film classici o meglio rivisitati in versione teatrale. Partendo dai fratelli Lumière sino alla produzione in 3D. In questo glorioso appuntamento, poteva mancare la simpatica creatura della vecchina Magna Angiolina nella parte della posseduta Linda Blear dal film l’Esorcista? La scena è tutta da vedere, non è possibile immaginarla di com'è stata interpretata, neppure per chi conosce le gesta e la piemontesità della Magna (in dialetto piemontese corrisponde alla zia). E quando seduta (duettando con Ruffa) per essere moderna è ansiosa di mostrare a tutti “il suo tanga” d’Antàn, semplici mutandoni della nonna. Questo trio ormai consolidato, si spalleggia al punto che gli attori sul palco, capita ogni tanto, oltre a fare divertire, ridono anche loro tra una battuta e l’altra, alcune volte vanno fuori copione senza mai perdere il filo divertente della sceneggiatura. Tra episodi divertenti di cui è protagonista Beltramo, lo spettacolo scorre in un clima spassoso senza annoiare. Tocca l’apice quando il trio interagisce portando sul palco alcuni spettatori per farli diventare autentici attori cinematografici ed entrare nello scenario più importante del film. Eccoli, impersonando Jack Dawson, Rose De Witt Bukater e di seguito tutti gli altri… avete capito di quale film stiamo parlando? Quel capolavoro del regista James Cameron: Titanic! C’erano tutti a impersonare la scena clou, il capitano, la colonna sonora, l’iceberg, le onde, non si è fatto mancare nulla per la scena del naufragio. Fin qui, il lettore non avrà trovato nulla di particolare… ma quelli presenti in teatro di certo si sganasciavano (un modo per dire che le mandibole a forza di ridere faceva male) dalle risate. La trovata degli autori a conclusione della pièce è il doppiaggio tutto in piemontese. Campothealtro, la compagnia che gestisce il teatro, rispettivamente da Niko Ferrucci e Tony Skandal ha iniziato bene la loro stagione teatrale. Volevamo aggiungere un piccolo cameo… l’iceberg era impersonato da… Niko… data la sua mole era perfetto nella parte!

Torino (Italia), 12 gennaio 2015