giovedì 26 gennaio 2012

BLACK OUT, THE SERIES recensione di Daniele Giordano

Tutto inizia con un casting, si scelgono gli attori o presunti tali, l’idea c’è, manca il primo ciak, ecco come si fa un film! Tutto questo in sintesi, facile no, direte voi? Non è proprio così. Intanto devi andare a scuola, poi dovresti studiare, ecc. Qui iniziano le difficoltà. Detto tra noi esistono situazioni diverse, uno studia è bravo ma non ha talento, l’altro non studia ma ha talento da vendere, allora fatemi capire. Intrigante, vero? Abbiamo voluto in breve, spiegare che se hai talento riesci meglio di un altro, com'è capitato a David Valolao studente, poco più ventenne, autodidatta nel settore cinematografico, le cose dette all’inizio, lui c’è l’ha tutte. Intervistato da una rete televisiva nazionale, racconta dell’idea di mettere sul web un seriale cinematografico, di conseguenza come è nato il progetto. L’idea gli è venuta da un fatto realmente accaduto nel settembre del 2001. D’allora il primo ciak è stato battuto, per il giovane regista la strada non è proprio tutta in salita. Per condividere quanto sta accadendo intorno a lui, ha voluto accontentare chi gli ha permesso di realizzare tutto questo, facendo proiettare in prima visione degli assaggini del serial di otto puntate, facendo il sould out in una sala cinematografica di Genova, quasi contemporaneamente un’altra cittadina del levante ligure ha avuto il piacere di assistere al primo episodio della serie thriller – fantascientifica del film dal titolo: - Black Out - che andrà in onda sul web. Tre dei quattro protagonisti del sequel siamo riusciti a intervistarli. Il quarto assente per impegni. Parlando con loro e cercando di carpire qualche indiscrezione sul proseguo delle altre puntate, bocche cucite. Noi possiamo azzardare che in ogni singolo episodio il Valolao, lascia traccia all’attento spettatore e come cita la locandina: E’ possibile che le coincidenze non esistano? Parlando invece con l’attore sulla sinistra del manifesto Alessandro Corsi genovese, ha già lavorato in altre produzioni cinematografiche, il suo reclutamento è stato preso su internet, come cambiano i tempi. Una volta dovevi presentarti al casting col curriculum, portarti un monologo e recitarlo. Il Corsi, leggendo la stesura del copione gli è da subito piaciuto il progetto immedesimandosi nella parte con decisione e grinta, riesce a dare concretezza alle scene trasportando lo spettatore nel suo pathos. Lui è consapevole che dovrà eliminare il suo accento genovese se desidera proseguire su questo sentiero, ma questo non è poi rilevante e comunque dice che è in procinto di frequentare una scuola di dizione. Il secondo attore, che attore non è, partendo sempre dalla sinistra del manifesto si chiama Sara Lucariello, totalmente estranea a questo mondo di cellulosa, oggi invece si dovrebbe dire digitale, è alla sua prima esperienza cinematografica, pertanto c’è poco da dire su di lei, o meglio da scrivere, tranne che la sua voglia di fare, nasce da dentro e il suo lato interpretativo emerge niente male per una ragazza senza esperienza e alle prime pose sceniche. Ultima, ma solo in visione di sequenza del manifesto esposto fuori del cinema Ariston di Sestri Levante, troviamo Michela Zattini, lei ha in seno diverse esperienze teatrali e cinematografiche. La sua figura è fresca, potrebbe interpretare Maria Maddalena o una punk bestia, non fa differenza, riuscirebbe a esprimerle entrambe nel migliore dei modi, il regista per lei a preferito assegnarle un ruolo molto impegnativo e lei, calandosi in un tutt’uno col personaggio riesce a trasmettere la sensibilità del personaggio al di fuori dello schermo. A noi non resta che aspettare di vedere la serie sul web, sperando che siano all’altezza delle prospettive decantate. Sestri Levante – Genova (Italia), 25 gennaio 2012

lunedì 23 gennaio 2012

Dedicato a ETTA JAMES, leggenda del blues recensione di Daniele Giordano

Sulla porta non c’è la locandina che pubblicizza la serata in Via Belfiore,1bis Torino (Italia), un locale dal nome singolare: il Bazura, ma di questo avremo modo di parlarne ampiamente in una prossima recensione. Indipendentemente da questo il pubblico accorre come fosse un richiamo obbligato per i cultori o semplicemente per trascorrere una serata in blues. Lei, sprizza vitalità da tutti i pori, pur presentandosi vestita di kimono nero con fiori bianchi, ci tiene in modo particolare a dire che il kimono è originale, acquistato a Tokyo centro per l’esattezza. Ama proporsi in abiti dissimili durante gli innumerevoli spettacoli di blues, ma non è del vestito che intendiamo avvinghiarvi, ma di Monica Genesio e la sua fantastica voce con tinte melodiche, sempre interessata a scavare su ogni singolo colore emotivo cogliendone tutte le più impercettibili sfumature, un sex appeal trascinante, quasi coinvolgente per gli affezionati del genere musicale, basta assistere a una sua performance per percepirlo. L’aspetto sonoro fuoriesce dal suono della chitarra abilmente suonata da Luigi Tempera, determinando emissioni di suoni in chiave acustica con effetti uditivi sorprendenti. Entrambi rimarcano la propria esperienza trovandosi perfettamente a loro agio. Inizia così il concerto tra il serio e faceto di Monica Genesio, in questo scenario di autentico riciclo, arredato con materiali in disuso di cui il Bazura ne è fiero, sostenendo corsi di riutilizzo dei materiali, dal colorato ed eterogeneo ambiente, apprezzato dall’affezionato pubblico del circolo torinese. Genesio, canta con evidente passione e piacere in cui l’esigenze esecutive sono molto severe. Oggi più che mai, forse dedicando la serata alla figura di una grande artista: Etta James una leggenda del blues. Torino (Italia), 23 gennaio 2012

domenica 8 gennaio 2012

TERRA COMETA... recensione di Daniele Giordano

Vi ricordate la novena di Natale? I racconti iniziano di solito con “c’era una volta…” ma questi racconti di Terra e Cometa, storie di Magi, Viaggi e Omaggi non cominciano cosi, iniziano con una tarantella suonata e ballata da… ma che ci fanno qui I Melannurca! E’ come dire dalle stelle alle stalle! Sinonimo per esprimere quando qualcuno cade in basso. Anche questa volta non è affatto così! Le stalle, per intenderci, sono quelle del cortile della famosa Cavallerizza a Torino (Italia), quelle Regie dei Savoia. Si sono prestati con altre associazioni: Messainscena; Pandora; Oasi Topos e il Coro VocinCanto per un progetto del Teatro Europeo Master di Teatro Sociale e di Comunità. Da un’idea e direzione artistica di Alessandra Rossi Ghiglione, per la regia di Esther Ruggiero, con Antonella Enrietto e Mauro Basilio, le luci e la fonica sono di Donato Terrameo e Tiziano Villata, mentre l’allestimento scenico è di Francesca Trevisan, i quali hanno realizzato la descrizione della Natività con uno spettacolo itinerante. Fatto di letture, canti e narrazione, un teatro semplice di mezzi come dovevano essere, privo di ogni sfarzo ma ricco di personaggi, davvero tanti per elencarli tutti. Ognuno con la propria parte ha fatto rivivere la magica notte dell’avvento al pubblico, circa duecento nelle due giornate della rappresentazione che al richiamo degli zampognari è accorso, ignari e inconsapevoli entravano a fare parte dell’azione teatrale ponendoli dentro la storia, mentre il racconto prendeva forma sotto i loro occhi in attesa della Natività. Così Torino (Italia) e i suoi cittadini hanno rinnovato l’antica tradizione italiana della Sacra Rappresentazione del presepe vivente ideato da Francesco D’Assisi, questo, a chiusura delle solennità nella giornata dell’epifania. Uno spettacolo che meritava essere commentato. Torino (Italia), 06 gennaio 2012